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ROCCA IMPERIALE IN PROVINCIA DI COSENZA
LUOGO DI NASCITA DI S. TOMMASO D'AQUINO
del prof. Francesco Selvaggi


Agli inizi degli anni sessanta si accennò, tra la gioventù studiosa e i cultori di storia patria di S. Marco Argentano, sull'esistenza di un'Accademia nella nostra città, attiva intorno alla seconda metà dell'800, ma nessuno credette a simile diceria, neanche alcuni colti e vecchi novantenni (che pure erano stati testimoni oculari delle imprese culturali di tanti autorevoli personaggi di S. Marco e altrove, impegnati nell'istituto accademico) seppero dare una esposizione concreta ed esauriente sull'esistenza di una simile, nobile ed elevata istituzione socio-culturale: molti avvenimenti erano, purtroppo, sfuggiti per sempre dalla loro vacillante memoria. Alcuni decenni più tardi, mediante casuali ricerche in archivi e biblioteche privati, vennero alla luce tante vecchie carte, documenti vari e antichi stampati, dai quali si attinsero parecchie informazioni storiche di notevole valore culturale, fino allora ignorate, tra le quali anche la storia sull'antica Accademia argentanese, fondata nel 1882 e dedicata a S. Tommaso d'Aquino, nato nel castello di un piccolo villaggio di Calabria, detto allora Belcastro (più tardi appellata Rocca Imperiale).1
Eppure i letterati e gli storici sammarchesi avevano profuso il massimo del loro impegno alla ricerca di fonti storiche che attestassero, in modo inconfutabile, il luogo natale in Calabria del sommo Tommaso d'Aquino. Lo storico Giovanni Selvaggi, alacre specialista nella ricerca e nella scoperta, non solo di documentazione ma anche di siti archeologici, ed esperto conoscitore di scienze geografiche, coadiuvato dal letterato Pasquale Candela, dal vescovo Mons. A. Pistocchi2, dal teologo arcidiacono Vincenzo Campagna3 e dal congiunto, omonimo, Leonardo Giovanni Selvaggi, allora sindaco di Rocca Imperiale, fornì un valido contributo alla scoperta del luogo di nascita,più probabile rispetto a quelli fino allora considerati, del sommo dottore della chiesa, individuando, in maniera più attendibile, la terra di Rocca Imperiale, (e non l'attuale Belcastro in provincia di Catanzaro) come luogo, più certo, in cui vide la luce il santo in questione. Infatti nella seconda metà del XIII sec. e, precisamente, dopo il 1293 i D?Aquino ebbero il feudo di Geneocastro, oggi comune in provincia di Catanzaro, con l'appellativo di Belcastro, che si chiamò così solo dopo il 1330, per i motivi che citeremo nel seguito di questo scritto e su richiesta di un discendente del sommo dottore, conte Tommaso d'Aquino, a Re Roberto, XI re di Napoli 4.
Un secolo dopo la nascita del santo, la famiglia d'Aquino volle infatti cambiare il nome del paese da Geneocastro in Belcastro in omaggio al centro ionico vicino al fiume Sinni, o Siri, denominato Belcastro sotto il dominio normanno, nel quale s?ergeva il castello Federiciano, dove era fama, in quel tempo, che il loro illustre antenato, Tommaso, doctor angelicus, vide la luce.

Infatti nell'anno 1330 Geneocastro si ricambiò in Belcastro: il re Roberto per gratificare il conte Tommaso d'Aquino, che n?era Signore,lo elevò all'onore di contado, ma non parendogli così luminosa la nominanza di Geonocastro lo fé dire Belcastro (Vedi Fiore: Della Calabria Illustrata, Ill. t.II,pag.218,1695). L?attuale comune di Rocca Imperiale, all'epoca di Tommaso, chiamato Belcastro, non fu mai feudo dei d'Aquino, ma fu un centro abitato da numerose persone con una roccaforte voluta dall'imperatore Federico II, su un basamento fortificato di parziale fattura normanna su avanzi di costruzione greco-romana, secondo lo storico Giovanni Selvaggi5.
In Fiore apprendiamo inoltre: "In linea vero materna habuit matrem neapolitanam Theodoram nomine, quae habuit duas carnales sorores quarum unam mater extitit Petri serenissimi regis Aragonum alter autem mater fuit inclita Ludovici regis Siciliae6".
Nel castello dell'antica Belcastro, che dovrebbe corrispondere all'odierna Rocca Imperiale, soggiornò per alcuni giorni, la madre di Tommaso, costretta quivi a fermarsi incidentalmente a causa della sua imminente maternità. Era diretta in Sicilia per recarsi dall'augusta sorella allora regina di Sicilia. (Fiore, ibidem,pag.390)
Infatti, subito dopo, in questa fortezza, avrebbe dato alla luce Tommaso, il giorno 6 marzo 1224. Essa si chiamava Theodora Fiordiladra Fellucca, baronessa di Barbaro e moglie di Landolfo Frangipane D'Aquino conte di Loreto. Barbaro dovrebbe essere il toponimo di un antichissimo villaggio, di proprietà feudale della madre di Tommaso,posto nella zona tra Cropani e Belcastro (Vedi Fiore, ibidem,pagg.84-390 ). Negli Annali dei Domenicani così vi è annotato "... Thomas de Aquino in linea paterna natus est ex genere comitum Aquinorum qui dicuntur de Loreto et de Belcastro et antiquitus dicebantur de Frangipane Romanis." È facilmente intuibile come codesta nota sia stata registrata negli Annali domenicani parecchi anni dopo la morte del Santo poiché i conti d'Aquino ebbero il feudo di Geneocastro molto tempo dopo il decesso del sommo dottore7.
Tommaso, per la sua parentela appunto alla schiatta reale degli Svevi di Sicilia e per l'aspetto fisico piuttosto robusto, e per di più, dal carattere riservato e taciturno, veniva chiamato dai compagni di studio: "il bue muto di Sicilia".

Si narra pure che il famoso abate Gioacchino, citato da Dante nella Divina Commedia8, (...e lucemi da lato il Calavrese abate Giovacchino,di spirito profetico dotato. Ad inveggiar cotanto paladino mi mosse la infiammata cortesia di fra Tommaso,.) predisse, con le seguenti frasi, la nascita del sommo dottore in Calabria: "...se avverrà colpire a segno non sarà picciola gloria della Calabria con rimpiantarle in seno questo albero di vita." ( Fiore, ibidem, 388). Lo stesso S. Tommaso, nel suo libro della Metafisica, parlando di Pitagora, lo chiama suo conterraneo: "... Pythagora conterraneus meus."9 (Fiore, ibidem 399) Egli si disse, appunto nato in Calabria, perché nato in Belcastro, città della Calabria e non Lucana come alcuni sostenevano. Bisogna però tener presente che Rocca Imperiale fu, per alcuni secoli, aggregata alla Lucania e non più alla Calabria citeriore, a cui fu definitivamente assegnata nel 1817. Luzio d'Orsi afferma conservarsi nel tesoro di Venezia una lettera a penna, soscritta dal Santo con proprio carattere, in questa forma: ".. Fra Tommaso da Belcastro," 10 da Belcastro per indicare più il luogo di nascita che il predicato feudale di nobiltà, ed anche perché il comune feudale appartenente alla sua famiglia in quel tempo si chiamava Geneocastro. Pertanto quel Belcastro scritto da S. Tommaso dovrebb?esser, anzi è, senz?ombra di dubbio, la cittadina al confine con la Lucania, dove troneggia la Rocca o Castrum, edificata dall'imperatore Federico II, in omaggio al quale, successivamente, alcuni anni dopo la morte dell'imperatore, venne aggiunto l'appellativo "Imperiale".11 Huberto Goltio, storico del 1500 nell'argomento "De Aragonis" così afferma: "... qui iam ad Crotonam signa promoverat, potestatem venit, indi ad Roccam cognomento imperialem a Caroli legatis frustra tentatam movit, et eam fugatis hostibus ab obsidione liberat". È una cronaca storica posteriore alla morte dell'Imperatore.12 Nel 1817, ripeto, Rocca Imperiale fu aggregata definitivamente alla Calabria in Prov.di Cosenza. Ha fatto parte fin dalla nascita della diocesi di Anglona e Tursi. Nel 1976, dopo la ristruttuazione delle circoscrizioni vescovili, è stata assegnata dalla S. Sede alla diocesi di Cassano Ionio. Questa vetusta località, in tempi più remoti, dovrebbe corrispondere all'antica Chony o Chona descritta da Strabone e che era posta nel seno tarantino del promontorio di Crimissa. Sostiene ancora Strabone che fu edificata da Filottete: "... Hanc Philoctectes, et Malibana per editionem profugus aedificavit. " Strabone aggiunge che, nel suo tempo, era la città dei Lucani e molto popolosa:"... Petelia Lucanorum metropolis putatur fatis ad hoc tempus, incolarum habens."
Infine uno dei dati a maggior sostegno dell'indagine, che conferma la tesi su Belcastro, nelle adiacenze del fiume Sinni o Siris, non può essere altro luogo se non il Castrum o la Rocca ov?è posto il castello Svevo dell'odierna Rocca Imperiale, l'antica Cona o Chonya dei tempi di Pitagora, che troneggia sulle ioniche sponde del golfo di Taranto. Non a caso in molte enciclopedie è scritto, erroneamente, come luogo di nascita del santo la quasi omonima cittadina di Roccasecca, vicino Frosinone, in provincia di Caserta.

Il Fiore sostiene che sia da rigettare la tesi che l'attuale Belcastro fosse l'antica Choni,(13) ed è la ragione perché Choni ( per detto anche di Strabone), era nel seno tarantino di là da Crotone non di quà nel seno di Squillace; e di più Choni era nel promontorio di Crimissa, pur di là nel seno tarantino, molto meno è da sostenersi che Belcastro fosse Crimissa per la ragione già detta dal divario del sito tra quella e questa. G. Barrio, nel lib. 4 pag. 286 di De Antiquitate et situ Calabriae, sostiene in maniera errata e contraddittoria la definizione precisa del luogo scrivendo:" Et supra illud oppidum Chonin, a quo Chones incolae dicti,... exigui quidam ali vici usque Venusam urbem celebrem extant... Chonam autem hoc est Belicastrum, Nascarus fluvius, Syrus olim dictus adlabitur. De quibus Lycophron in Alexandria ait...Et Syrus celer fluvius fluit irrigans profundam Choniae fertilitatem. Continua Barrio:- Id unum tamtum addere mihi visum fuit quod divus ipse Thomas & homo calaber, patria charitate devictus, ex historia tamen Pythagoram philosophum calabrum conterraneum suum fuisse.... Ma dal momento che in questi luoghi d' Italia si ritiene con gratuita malignità indegna la Calabria per aver dato i natali a questo grande santo, afferma: Perinde ac si Calabri in Italia ostis sit & abiecta, & non ea, quae huiusmodi homines edere possit...(op.cit; pag; 270, par. C)
Chonia, a detto di Strabone, era la Petelia Lucanorum metropolis, satis ad hoc tempus incolarum habens. Al dir di Fra Leandro, questa gente lucana, era chiamata tale dai romani perché Lucio, lor condottiero, con l'aiuto dei Bruzi, aveva occupato un lungo tratto del paese dei Chonij e di Enotria e si stabilì in queste parti, come scrisse ancora Strabone: "?Adeo ut Samnites eam quamdaque castellis aexaedificatis corrobarint." In questa città e nel suo territorio furono erette molte statue e sculture su enormi massi, raffiguranti divinità e animali di grande mole. (Alcuni reperti di queste sculture furono rinvenuti dall'appassionato storico e archeologo Giovanni Selvaggi nel 1882 ,nel territorio tra Rocca Imperiale e la vicina cittadina di Canna, la quale, secondo il Padula, dovrebbe essere il sito dell'antica Chonya sul fiume Sinni.)14

Ritornando alla tesi del luogo di nascita di S. Tommaso d'Aquino, Ferdinando Ughelli,abate fiorentino, annovera S. Tommaso d'Aquino fra i Santi nati in Calabria.
Da alcune memorie e appunti scritti dallo storico Giovanni Selvaggi, che, come sostenemmo all'inizio di questo scritto, ricavò in seguito a ricerche condotte durante il suo soggiorno a Rocca Imperiale, ospite del congiunto, sindaco Leonardo Giovanni Selvaggi, nel 1882, emersero preziose informazioni sulla cittadina e, tramite antichi manoscritti, colà rinvenuti, tra cui uno a firma del vescovo di Gravina Camillo Oliverio, si ricavarono notizie molto favorevoli alla tesi in questione; questo documento finì nelle mani del teologo, arcidiacono Vincenzo Campagna, interessato allo sviluppo di questo assunto e non fu più ritrovato dopo il suo decesso.
Tuttavia ebbe il tempo l'arcidiacono di pubblicare un libro dal titolo: "Soprannaturale delle lettere, scienze e belle arti", edito in Napoli, presso la stamperia del Pitruno, nel 1884 e che presentò con dedica ai soci dell'Accademia Argentanese, fondata nel 1882 e dedicata, appunto, a S. Tommaso d'Aquino, così scrivendo in prima pagina: "Agli Accademici del dottor d'Aquino presso il duomo della città di S. Marco, non ultima della terra di Calabria, stanza di Pitagora, cuna dell'Aquinate, Patria di altri sommi." e a pag. 41 dello stesso libro, così afferma: "...Infine vive e vivrà sempre Tommaso d'Aquino, nato in Rocca Imperiale, feudo di sua casa, in provincia di Cosenza,..."15. Concludiamo, permettendoci di chiarire meglio l'asserzione del Campagna con questi termini, che riteniamo storicamente più precisi: ... nato in Rocca Imperiale, antica Belcastro il cui appellativo fu poi trasferito, secondo le motivazioni sopra specificate, alla cittadina di Geneocastro, feudo ufficiale di sua famiglia, per autenticità storica, oggi Belcastro in provincia di Catanzaro.


1 Padre G. Fiore, Della Calabria illustrata,opera varia istorica, Napoli, stamperia Parrino e Muttii 1695, pagg. 216,388,389,390.
2 Illustre e colto prelato,ausiliare dell'anziano vescovo titolare della diocesi di S. Marco Arg.- Bisignano. mons. Livio Parladore. Fu poi vescovo della diocesi di Cassano Ionio.
3 Vincenzo Arcidiacono Campagna, Sovrannaturale delle lettere, scienze e belle arti, pag. 41,Napoli,Stamperia del Pitruno,1884.
4 P. G. Fiore, ibidem, pag. 390.
5 Lo storico Giovanni Selvaggi, attraverso la lettura di un antico manoscritto, di difficile interpretazione ,ove era citato un Matteo Selvaggi, sovrintendente ai castelli imperiali di Calabria, tra i quali quello di Rocca Imperiale di proprietà dell'imperatore e ad uso della sua corte. apprese che all'epoca di Federico, nessun feudatario abitava il castello con diritti feudali sul territorio di R. Imperiale. Da ulteriori ricerche dello stesso G. Selvaggi. si legge la seguente notizia tratta dal registro di Federico II, con significatoria 1239, fol. 7, Grande Archivio Napoletano... con la qualifica di "Fideliter noster" a Matteo Selvaggio... Il Ricca discorre nella sua opera: "La nobiltà delle Due Sicilie, vol. II, pag. 183, e riporta un documento col quale l'Imperatore Federico II nel 6 maggio del 1240, da Foggia dà ordine a Giovanni Galiano, Provveditore dei castelli di Calabria e Sicilia di consegnar a Matteo Selvaggio, castellano di Scaletta, l'onorario di tre mesi, essendo stato soddisfatto al Selvaggio dal mese di dicembre in avanti da Giordano Filangieri, già capitano in quelle parti. -Registrato nel grande Archivio: Registri di Federico II, pag. 7 a tergo, riportato a pag. 241 dal Carcani nelle :" Constitutiones Regum Regni utriusque Siciliae, mandante Federico II Imperatore per Petrum de Vinea.(Pier delle Vigne è citato da Dante Alighieri nel Canto XIII dell'Inferno.")
6 In linea materna ebbe una genitrice napoletana di nome Theodora la quale ebbe due sorelle germane di cui una acquistò grande prestigio in quanto madre del serenissimo re Pietro d'Aragona e anche l'altra fu inclita madre di Ludovico re di Sicilia.
7 I D'Aquino furono signori di Geneocastro non prima del 1293,circa 20 anni dopo la morte del santo avvenuta nel 1274. Tommaso d'Aquino in linea paterna discende dalla stirpe dei Conti Aquinati che sono detti di Loreto e Belcastro (quest'ultimo titolo fu acquisito probabilmente molti anni dopo la morte del santo) e anticamente venivano chiamati Frangipane di origine romana.
8 Dante Alighieri,Divina Commedia, Paradiso, C. XII, vv. 139-144
9 Pitagora nacque a Samo intorno al 570 a.C. Insegnò per lungo tempo in Crotone. Verso gli ultimi anni si recò a Metaponto, rinomato centro della Magna Grecia a pochi chilometri da Rocca Imperiale, dove mori nel 504 a. C.- Si narra che la sua tomba ancora si mostrava ai tempi di Cesare.
10 Vedi ultima nota alla fine di questo scritto. (F.S) " Gabriele Barrio parla del santo e della sua nobilissima famiglia nel 4° lib. De Antiquitate et situ Calabriae; un'antica cronaca si conserva in Venezia nel convento di S. Giovanni e Paolo (- Summonte, dell'Historia di Napoli, pag. 275, Napoli, Anno Santo 1675 ,tip. A.Bulifon. Papa Giovanni XXII lo canonizzò e, successivamente, papa Urbano V decretò nel 1369 il trasporto della salma a Tolosa, in Francia,... oggi esposta nella Chiesa di S. Domenico in Napoli.
11 Ughelli riferendosi ad un tal Roberto sacerdote Archipresbiter Roccae Imperialis, canonicus, cita un documento del 1269 tra il vescovo di Tursi e l'abate del Sagittario. lo stesso Ughelli riporta un dominus Johannes, quondam anglonensis, canonicus, archipresbiter Roccae Imperialis in un altro atto del 1291,con cui veniva assegnato agli stessi monaci la chiesa di S. Maria del Lauro in territorio di Rotondella (Vedi Ughelli Italia sacra. Tomo, VII pagg. 83,84,85)
12 H.Goltius,Siciliae Historia posterior, Appendice.pag. 9 Da "Sicilia et Magna Graecia, Brugis Flandrorum An. A.Christo nato, MDLXXVI.
13 Chona o Chony era una fiorente cittadina della Magna Grecia, nel seno Tarantino- come disse Strabone- e propriamente nelle adiacenze del promontorio di Crimissa, giusto il parere di Apollodori, Traviano, Barrio, Marafioti. Pertanto Chona non può essere la Geneocastro-Belcastro in prov. di Catanzaro, perché questa cittadina si trova non nel seno Tarantino ma in quello di Squillace, bensì nel promontorio di Crimissa, ove sorgeva, in verità, l'antichissima Chona,poi Belcastro ,infine Rocca Imperiale. Dove fosse dunque Chonia lo dimostra ancora Cluverio con l'autorità di Strabone:" A Lacinio promontorio, et Monte Clibano ad Metapontum usque extensam fuisse Chonum gentes.."(Vedi Fiore, ibidem pag. 30 ). A pagg.193-4 P.I del tomo I di Fiore si legge: "?Che Chonia è una porzione dell'Enotria e che fu così denominata da Conio amico o parente di Enotrio. I Coni dunque, uniti agli Enotri, erano allocati intorno al fiume Sinni, tra Rocca Imperiale, Colobraro, Oriolo, Canna, Nocara, Roseto... e non mica già in Belcastro di Calabria stata fosse, dove a suo capriccio Gabriello Barrio la colloca. Licofrone e Aristotele la vogliono bagnata dal fiume Sinni, ponendola ai confini della Calabria e della Lucania e così pure Filippo Brezio, Dionisio Alicarnasseo il quale sostiene che la città di Chonia fioriva in Italia 365 anni prima della guerra di Troia. Vedi a- Barrio,lib; 4 De situ Calabriae- b:Lycophrone in Alexand.... Multi etiam circa Sirym & Leuterniam... agrum habitabant...Ubi celer strepit Siris profundam irrigans Coniae regionem.) F. Brezio, Ital Antiq. lib.5,cap. I, Par. 2:..Cones genere Oenotrii- (D. Alicarnasseo, " Decem & septem aetates ante Troiam obsessam. Hoc enim tempus erat, cum colonos in Italiam miserunt Gaeci.)
E S. Tommaso, quando affermò: " Pitagora conterraneus meus ", si riferisce alla medesima terra ove sono confinanti Metaponto e Belcastro-Rocca Imperiale vicino il fiume Sinni. (I D'Aquino -sostiene il Fiore- non furono signori di Geneocastro-Belcastro se non nel 1297,comunque non prima del 1293, per liberalità del Re Carlo secondo, quando di già il Santo molti anni avanti era nato e che poi nel 1274 era morto, come può dunque aver luogo in detta città la sua nascita ? In quell'epoca l'attuale Belcastro si chiamava Geneocastro. Auberto Mireo da Bruxelles dice: " Belcastro patria Santi Tomae de Aquino. Città che alcuni dicono fosse l'antica Chona ". (Fu appellata Belcastro durante il dominio normanno e più tardi, molti anni dopo la morte dell'Imperatore Federico II. prese definitivamente il nome di Rocca Imperiale.
Rocca Imperiale subì, al pari di tanti altri centri calabro-lucani, varie incursioni saraceniche, che le inflissero enormi danni, rendendola inabitabile e che fu, poi, novellamente ristrutturata dai suoi abitanti nel periodo normanno, con l'appellativo di Belcastro per una fortezza che gli stessi normanni vi eressero, e che successivamente l'imperatore Federico II di Svevia volle ampliare e restaurare con un progetto aderente ai suoi gusti. (G.S ms.)
14 Vincenzo Padula, PROTOGEA, Napoli Tip. P. Androsio 1871, pag. 429.
15 Vincenzo Arcidiacono Campagna, Sovrannaturale delle lettere, scienze e belle arti, pag.41,Napoli,Stamperia del Pitruno,1884.
In riferimento alla nota 10 vedi inoltre:
  • Pacichelli, Il Regno di Napoli in Prospettiva, tomo II,pag. 52, Napoli 1703,ed. Parrino e del Mutio--
  • Tomae Aceti ,In Gabrielis Barrii, "De Antiquitate et Situ Calabriae",lib. 5- Romae, MDCCXXXVII, ex Tipographia S. Michaelis ad Ripam, sumptibus Hieronym Mainardi pagg. 286,287,288,289,290.
  • G. Barrio, De antiquitate et situ Calabriae, Napoli, excudit Franciscus Ricciardi MDCCXXXV,lib.IV, pag. 267 C " Clemente IV nel 1265 nominò Tommaso arcivescovo di Napoli-come sostiene Paolo Regio- ma egli,per la sua grande umiltà, rifiutò.
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