Sala Consiliare - 29 agosto 2006
Presentazione del saggio "Lo stile della Regina Elena"
di Mario Scarpelli
 
 

Attraverso la documentazione e le testimonianze, acquisite nel suo ufficio, Mario Scarpelli, scrive questi pensieri ed omaggi alla Regina Elena di Savoia.
Riprendendo quello del 2 aprile 2002 rinnova il racconto tra storia e cultura.
È un ulteriore elaborato che si inserisce nella linea saggistica ed arricchisce quel patrimonio culturale e storico che l'autore ci dona.
Bella figura di donna e di regina, quella di Elena Petrovic-Njegosh, che ha dato sangue nuovo e stile nuovo ai Savoia. E pensare che tutto questo era nato da una iniziativa di Francesco crispi che intuì nel legame con la dinastia del Montenegro, l'influenza nei Balcani per arginare gli Asburgo e tessere le relazioni con la Russia dei Romanoff.
Per i Savoia era una finestra verso l'oriente: dalle Alpi agli Urali.
Matrimonio felice tra Elena e Vittorio Emanuele, allietato dalla nascita di cinque figli e purtroppo seganto dal dolore atroce per la morte di Mafalda nel campo di Buchenwald.
Tra guerre, ideologie e dittature, Elena non si lascia travolgere dagli eventi ma con le sue azioni umanitarie e culturali si apre a prospettive più ampie.
Non combatte contro nessuno ma combatte l'errore e l'odio. Non interferisce nella politica ma interferisce umanamente per portare la sua solidarietà concreta in prima linea. Nella sofferenza e nel dolore, la forza invincibile della fede la rese serena e forte nel continuare sempre il suo dialogo per elevarla a modello di riferimento.
Aveva avuto una formazione umanistica in cui fede ed umanità si intrecciavano per svilupparsi nella cultura. A lei si deve la promozione dell'arte in Montenegro, l'aver interessato alla fotografia il marito consorte, l'aver educato i figli ai beni culturali nel termine più alto e più vasto possibile.
Il contributo dato alla Santa Sede nel programma dell'educazione e della cultura (istituti, collegi, atenei), consentì di aprire molte porte: Dalla 'questione roamana' alla prospettiva del dialogo interreligioso e interculturale con una attenzione particolare verso l'oriente e la creazione di quei prodromi della costruzione europea tramite l'Istituo Europeo per l'Oriente con sede in Roma in via V.Veneto 79.
In tutto questo seppe valorizzare la presenza femminile con sua presenza discreta e semplice, riservata e modesta. Ma gran parte della sua carità volle essere occulta perché emergesse non la corona ma la virtù Una cosa che non nascose fu la sua preferenza per i bambini e la visita agli ospedali.
Non si curò del suo regno: il fascismo disegnava una frontiera occidentale più vasta mentre l'occupazione italiana immaginava una restaurazione.
Si adoperò per fermare la guerra con quella azione che chiamarono 'pace delle dame' perché si risvolse alle regine del Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Jugoslavia, Bulgaria. Il fascismo la bollò come 'improponibile' ma dovette assistere ai conferimenti di riconoscimenti internazionali tributati alla sua persona.
Ancora oggi le vie,, gli istituti scolastici, sanitari e assistenziali non hanno cancellato il suo nome.
Tra questi riconoscimenti c'è la Rosa d'Oro di Pio XI il 1 febbraio 1937 'per le virtù domestiche e le fulgide doti di mente e di cuore'.
Elena di Savoia è passata da un regno finito a un regno infinito, quello di Dio.
Umberto Massimiani.